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Un libro come bussola per indicare possibili rotte agli operatori volontari e a quanti lavorano a progetti educativi in carcere, proponendo strategie da adottare nell'ideazione e nella pratica pedagogica. Testimonianze di pratiche di mediazione, scrittura terapeutica, racconti collettivi di storie di vita, scritti di persone detenute e altre narrazioni vengono raccontate attraverso lo sguardo del volontario, cioè di chi cerca di fare da ponte tra mondi incommensurabili. Il testo intende mettere a fuoco la metodologia e il senso profondo delle varie esperienze maturate in carcere nell'arco di dieci anni, dando la parola ai protagonisti, donne e uomini, di vite difficili, con lo scopo di fare scoprire alla società civile un mondo di emozioni dove luce e ombra si toccano e dove il dolore nutre la volontà di riscatto. In particolare, il libro intende contribuire all'idea che il carcere non sia una città invisibile, richiamandosi al romanzo di Calvino Le città invisibili, ma possa diventare un luogo dove trovare il modo e lo spazio per rinnovarsi, cambiare, progettare il futuro, all'insegna di un umanesimo e di una giustizia come motori di uguaglianza sociale.